Leeward, in the shelter of silence
along the steps of Paramura*
that wind down to Rionero
between damp courtyards of ocre tufa
worn down by briny air, filigreed with lichen
old Simon toils away
with skiving knife, wax, twine and resin
and furtively scans passersby
in search of the Word.
An abstract idea his cobbler shop
nailed on two planks.
A solitary iconoclast
– u scarparu –
white six-day old wiskers
a bitter smile of nails
and a St. Elmo’s fire
matching the arrhythmia
of his hammer.
His motions are paced, confident
as if performed for a thousand years
not work, but life itself
and so also his words
clear, powerful and articulate
as his hammer.
From dawn to dusk
all round his bench
as if round a fire sit his friends
to each he gives, from each he learns
in a constant dialogue of leather.
He deciphers the shoes he repairs
honest mirror of who wears them
to a Circle in Inferno he damns one
another to a space in Malebolge.
Alone at day’s end
in that hour that drifts
by stealth into darkness
a pearl of silence grows
around a grain of sand,
golden embryo of assured renewal
that frees him from chains and cages
free to measure himself with new spaces
with no need to trade freedom for security.
His has always been an Ionic seduction
a life of justice and freedom
with small sacred images tacked on the walls
– Gramsci, Falcone and Borsellino –
incensed by wax, glue,
black polish and sweat.
It’s getting late
the sun has already dipped beneath the hem of the sea.
Tired now, he puts out the light, shuts the door
and murmurs words read who knows where-
“But it’s late, evermore late.”
* Paramura is a flight of steps between high walls leading to the seafront in Cefalù, Sicily.
I have taken poetic licence in naming the seafront Rionero, though I know there are two
towns in Sicily by that name. |
Sottovento, a ridosso di silenzi
lungo Scala Paramura*
che scende a Rionero
fra umidi cortili di tufo ocra
liso dal salmastro, fregiato di lichene
lavora il vecchio Simone
di spago, cera, resina e trincetto
e di sottecchi scruta il viandante
in cerca del Verbo.
Un’idea astratta la sua bottega
inchiodata su due assi.
U scarparu –
solitario iconoclasta
dalla barba bianca di sei giorni
dal sorriso di chiodi amaro
col fuoco di sant’Elmo
che accompagna l’aritmia
del suo martello.
Gesti misurati, sicuri i suoi
come se compiuti da mille anni
non lavoro, ma vita stessa;
così pure il suo parlare
chiaro, forte e scandito
come il suo martello.
Torno torno al suo deschetto
da mattino a sera amici
come intorno a un fuoco
e a ognuno dà, e da ognuno impara
in continuo dialogo di cuoio.
Fa lezione sulle scarpe che ripara
sincero specchio di chi le calza
e assegna a chi una balza
a chi un posto in Malebolge.
Poi solo ormai
nell’ora che scivola
nel buio a tradimento
una perla di silenzio spunta
intorno al granulo di sabbia
embrio dorato di certo rinnovo
che lo scioglie da gabbie e da catene
libero di misurarsi in nuovi spazi
senza scambio di libertà per sicurezza.
Una seduzione da sempre ionica la sua
per un giusto vivere in libertà
con santini appesi alle pareti
– Gramsci, Falcone e Borsellino –
incensati da cera, colla,
nerolucido e sudore.
Si fa tardi
il sole è già sceso sotto l’orlo del mare.
Spegne la luce, chiude stanco i battenti
e mormora parole lette chissà dove-
“Ma è tardi, sempre più tardi.”
*Paramura è una scalinata che scende fra alte mura fino al lungomare di Cefalù. Con licenza
poetica ho dato il nome di Rionero al lungomare, ben sapendo che ci sono due paesi con
quel nome in Sicilia. |